Sproloqui – Parte II

Orbene, a grandissima richiesta, riprendono i miei sproloqui. Ma prima vi racconto del libro che sto leggendo, o meglio, della serie che sto leggendo. La premessa è che il buon Ale (del cui sito si sono, nel tempo, perse le tracce) mi ha regalato per Natale un bel libro. Per fare una ennesima premessa alla premessa, il mio tema fantascientifico preferito sono i viaggi nel tempo. Il libro che il buon Ale mi ha regalato è “Il fantasma del tempo” di Linda Buckley-Archer. Accingendomi a leggerlo, mi sono accorto che si trattava della terza parte di una serie e quindi, dopo aver pensato malignamente che Ale abbia recentemente comprato delle azioni di qualche casa editrice (scherzo! :)) sono andato a recuperare in libreria le prime due parti. Fino a questo punto sono arrivato alla metà del secondo libro e posso dire che un appassionato del genere non può non apprezzare questa storia fresca, semplice e assolutamente originale.

Ma passiamo oltre. I miei sproloqui di oggi vertono sull’acqua e in particolare su sue differenti aspetti, dei quali uno poi si lega a filo doppio con il becero inutile consumismo italico, che trova ben pochi paragoni in Europa in quanto a miopia.

Ma andiamo con ordine.

La trovata geniale di questo illuminato governo: privatizzazione dell’acqua

Ne abbiamo sentito parlare tutti, ma poi la questione è passata in secondo piano rispetto a ben più importanti notizie, quali ad esempio la tremenda epidemia di influenza A, per la quale l’illuminato governo di cui al titoletto ha speso vagonate di denaro pubblico per acquistare da benevole multinazionali farmaceutiche quantità faraoniche di vaccini assolutamente non sicuri: infatti, all’atto del vaccino era necessario sottoscrivere un consenso informato in quanto il prodotto, in quanto confezionato in scatole da 5 somministrazioni, conteneva un conservante a base di mercurio che (strano a dirsi) potrebbe avere effetti collaterali indesiderati. Quando si dice fare le cose bene e non instillare panico ingiustificato nella gente.

Ma torniamo a noi (stasera non riesco a focalizzarmi sull’argomento). Ebbene, la privatizzazione dell’acqua rappresenta l’apoteosi del becero modello consumistico assolutamente non sostenibile che questo governo (e tanti altri precedenti, nessuno escluso) porta avanti indefessamente. Invece di investire per potenziare le reti di distribuzione pubbliche e garantire standard di qualità elevati per un bene indispensabile come l’acqua, il governo pensa di fare scendere in campo, per parafrasare qualcuno, gli interessi di imprenditori che, nel passato lontano e presente, hanno sempre dimostrato di non avere alcun tipo di etica. Gli scandali di formaggi fatti con qualsiasi cosa tranne latte, di latte allungato con acque putride di rogge, generi alimentari che nemmeno i gabbiani, noti frequentatori di discariche, consumerebbero, diamo l’acqua in gestione ai privati.

Ottima scelta, non c’è che dire.

Ma forse, e dico forse, ci si può leggere una correlazione con il prossimo argomento, ovvero

acqua del rubinetto, questa sconosciuta

Ho sempre avuto la fortuna, fino a qualche anno fa, di vivere in luoghi dove l’acqua del rubinetto è sempre stata di gran lunga migliore di quella in bottiglia. Da 2 anni a questa parte, invece, vivo in un appartamento piuttosto vecchio ed ho qualche dubbio sulla qualità delle tubature, pertanto, mio malgrado, non faccio uso di acqua del rubinetto per bere. Ma, e sottolineo questo ma, sono un grande sostenitore dell’acqua del rubinetto, la vera acqua a costo zero. E sono un grande detrattore delle acque minerali in bottiglia, di quelle che fanno fare la plin plin, a quelle che hanno poco sodio (ma che ci ha fatto di male sto povero sodio? che poi la gente che prende l’acqua povera di sodio magari dopo si prende un integratore di sali, in effetti ne ho conosciuti diversi…). Ma soprattutto trovo grottesco il meccanismo perverso ed incomprensibile delle concessioni per lo sfruttamento delle sorgenti naturali. Al riguardo ho trovato una utile pagina nella quale si legge, credo chiaramente, come l’acqua che compriamo al supermercato costi una esagerazione. Anche solo 40 centesimi a bottiglia significa un ricarico pari a 1000 volte il costo della materia prima.

Ma allora cosa paghiamo?

Paghiamo gente che vende acqua. Il bene più prezioso dopo la nostra stessa vita, senza la quale quest’ultima nemmeno potrebbe esistere.
Paghiamo camion che portano acqua dalla Calabria al Trentino e dalla Val d’Aosta alla Sicilia.
Paghiamo prezzolati dirigenti che speculano sulla nostra sete.
Paghiamo improbabili giocatori e missitalie che fanno plin plin e vivono bene.

Ma chi garantisce la qualità? Ah, si, scusate, le famose analisi chimiche e chimico-fisiche che leggiamo sulle etichette. Beh, carissimi, fateci caso: quelle analisi sono vecchie di minimo tre anni. Ho con me una bottiglia sulla cui etichetta la data del controllo risale all’ormai lontano 15 ottobre 2007. Poffarbacco! E nel frattempo cosa è successo nella bella e rigogliosa valle da cui l ‘acqua proviene? Mah. Sotto c’è poi scritto microbiologicamente pura. Mi fido e spero che sia vero.

E la tanto vituperata acqua del rubinetto? Controlli molto più frequenti, nell’ordine di settimane se non giorni tra loro. Non ho altro da aggiungere, Vostro onore.

Anzi si.

Paghiamo plastica su plastica per bottiglie mai riciclabili.

E qui parte la terza parte dello sproloquio.

Quand’ero piccolo ricordo c’erano ancora i vuoti a rendere. Mio padre partiva con la Lambretta e portava le bottiglie al supermercato. Mi sembrava sensato. Era vetro pregiato e già allora sapevo quanta energia costa fare il vetro.

In Germania, terra che, se il numero di pannelli solari installati fossero indice di quanto sole batte sul paese, dovrebbe essere spostata quanto meno a sud di Palermo, tutte le bottiglie sono a rendere. Si, tutte. Anche quelle di plastica. Qui nemmeno facciamo la raccolta differenziata, figuriamoci il vuoto a rendere.

La crisi ce la meritiamo. Ci meritiamo i rifiuti di Napoli. Ci meritiamo quello che è diventato il nostro paese.

E ci meritiamo pure la classe politica che ci governa.

Ci meritiamo il signor B, la Brambilla, la Prestigiacomo, la Carfagna e Maroni. Meritiamo La Russa, Di Pietro, Veltroni, D’Alema e tutti gli altri loro amici. Si, perché secondo me sono tutti amici e se la ridono grassamente alle spalle della gente che non arriva a fine mese.
A sì, e ci meritiamo soprattutto Barbareschi.

E basta lamentarci. Piuttosto, emigriamo.

Mitakuye Oyasin

3 thoughts on “Sproloqui – Parte II

  1. Ottimo sproloquio! Non so se capita anche a te ma ho il vizio di leggere le etichette dell’acqua minerale quando sono a tavola, una volta mi sono imbattuto in una bottiglia di acqua minerale “settentrionale” ma le analisi era condotte dall’Università di Napoli… non ricordo esattamente la marca ma ho un vago sospetto 😉

    Mmmm… vediamo un po’ cosa c’è scritto sulle varie bottigliette sparse per casa:

    Evian
    Fonte: Evian (Francia)
    Analisi: Lione (Francia), 23/01/2007
    Distanza: 193 Km

    Pejo
    Fonte: Cogolo di Pejo (TN)
    Analisi: Pavia, 5/7/2006
    Distanza: 295 Km

    Azzurra
    Fonte: Recoaro Terme (VI)
    Analisi: Parma, 13/06/2006
    Distanza:214 Km

    Goccia di Carnia
    Fonte: Forni Avoltri (UD)
    Analisi: Udine, 15/12/2005
    Distanza: 72 Km

    Lonera
    Fonte: Valli del Pasubio (VI)
    Analisi: Parma, 29/08/2005
    Distanza: 244 Km

  2. Insomma, vince il Friuli, pare. Ma non per aggiornamento dei test.

    La replica degli strenui difensori delle bottigliette di plastica piene d’acqua potrebbe essere che le etichette sono le stesse da anni, non le aggiornano perché hanno gli stock e via dicendo. Ma io dico, se per Natale, capodanno, e varie feste del cacchio le aggiornano, immagino che SE avessero un test aggiornato, farebbero aggiornare anche il cliché relativo al test…

    Mestizia….

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