L’ombra del Vento

Dopo un sacco di tempo, e dopo la rivoluzione copernicana dovuta al lietissimo arrivo della piccola Federica, sono riuscito a leggere un libro che la mia stella mi ha regalato qualche tempo fa. Ed è stato un regalo estremamente gradito: ho finito di leggere uno dei migliori romanzi non di fantascienza/fantasy che abbia letto negli ultimi tempi. Come avrete immaginato dal titolo di questo post trattasi de L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón.

Al fine di evitare gli spoiler non racconterò nulla della trama, che comunque vede un ragazzino, Daniel Sempere, addentrarsi nei segreti della vita di uno scrittore “maledetto”, Julian Carax. Nella ricerca spasmodica di informazioni su questo autore, Daniel scoprirà cose che cambieranno radicalmente il corso della sua vita.

Ma la cosa che mi ha affascinato più di tutte le altre è il ruolo da protagonista che hanno i libri. Il cimitero dei libri perduti, mistico luogo dove vengono conservati i libri che nessuno più ricorda, è una delle immagini più romantiche e forse in parte decadenti che abbia letto nel recente passato. Carlos Ruiz Zafón è riuscito a coniugare amore, intrigo, violenza con una visione romantica della lettura e della scrittura, dell’approccio con il mondo e alla vita.

Le vite quasi parallele, seppur con anni di distanza, di Daniel e di Julian sono un po’ lo specchio delle vite di ognuno di noi, con alti e bassi, bassezze e atti eroici.

I personaggi, tratteggiati con una dovizia di particolari e con una profondità che li rendono vivi, sono tutt’altro che scontati. Il libro si lascia divorare senza sosta, carico di colpi di scena e di sorprese.

Un 10 e lode.

Soul Kitchen (no, oggi non sproloquio, ma grazie per averlo chiesto)

Come recentemente scritto in un commento sul blog del buon Tony, domenica scorsa mi hanno portato al cinematografo a vedere una pellicola di assoluto valore, che onestamente per la prima volta da tanto tempo non mi fa rimpiangere gli €urini del biglietto.

Si tratta di Soul Kitchen (qui la scheda su mymovies.it) del regista tedesco di origini turche Faith Akin: è un film dinamico, movimentato, assolutamente non banale che racconta una storia tutto sommato semplice ma che un po’ rappresenta il sogno nel cassetto di molti: avere un bel locale e gestirlo con amore e vederlo crescere. Tutto incastonato all’interno di un contesto familiare complicato, relazioni sentimentali che portano all’irrazionalità e gag assolutamente efficaci.

Qualche scena non è stata all’altezza del resto del film (uno psichedelico party verso la metà del film rallenta in maniera brusca il ritmo serrato che tuttavia non aveva bisogno di essere frenato) ma nel complesso è stato sicuramente un ottimo film per iniziare il 2010.

Per evitare spoiler non aggiungo altro, ma il consiglio è, dopo esservi gustati il trailer, di non lasciarvi scappare un film di assoluto appeal, lontano dai fasti holliwoodiani eppure così fresco e piacevole da sorprendere.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=fu2VS0ePjO0[/youtube]