Un tuffo nel passato… con amarezza.

Qualche volta, pensando al passato, alla vita da studente a tempo pieno, rimpiango alcune scelte, come immagino facciano poi tutti, prima o poi. La mia sliding door recentemente era relativa alla “rinuncia” al treno in favore dell’auto: i miei colleghi mi invidiavano e io ero grato ai miei genitori per avermi prestato la loro seconda macchina. Ogni tanto, però, penso a come sarebbe stata la vita viaggiando settimanalmente con la “vacca mora” della valsugana. Quante persone avrei conosciuto? Quanto avrei potuto leggere in quelle 2 abbondanti ore di fermate nel nulla che quel treno effettua, fermandosi anche 10 minuti ad attendere la coincidenza, essendo, ovviamente, la tratta a binario unico?

Talvolta una sorta di sopito romantico amore per il treno si risveglia in me. E penso all’acre, pungente odore tipico delle massicciate ferroviarie, alle sfuggenti chiacchierate con i compagni di viaggio occasionali, ai miei primi viaggi con mamma e papà per andare dai nonni in Sicilia, all’odore dei bagni della carrozza cuccette. E tutto questo si scontra brutalmente con la realtà come la vedo oggi: corpi sudati nella canicola di fine giugno, signore incazzate per un treno che in un’ora di tragitto accumula altrettanto ritardo, personale imbarazzato che non sa come rispondere ai passeggeri.

E allora rivolgo un pensiero commosso e reverente alla mia mai dimenticata, mitica Peugeot 205 Junior, rossa, con le bande laterali, i sedili in jeans, le 3 porte, le sole 4 marce, il piccolo e spompato 950 benzina che mi portò fino a Innsbruck, Praga e perfino Litomysl. Grazie 205!

E, a proposito di un’ora di ritardo, fanculo trenitalia…